ASSOCIAZIONE CULTURALE MERIDIONALISTA - PROGRESSISTA

Critica - Analisi - Riflessioni - Editoria - Proposte - Politica

domenica 27 dicembre 2015

Gli auguri...



Auguri di buon Natale e di festività annesse agli iscritti di Rubriche Meridionali, agli amici, a quelli di cui ci pregiamo pubblicare i loro scritti e riflessioni politiche e di vita.
Auguri anche per il nuovo anno. Un 2016 che non si prospetta come un anno facile, ma questo non giustifica il fatto che non dobbiamo augurarcelo positivo, o quantomeno foriero di buone prospettive. Il Sud ne avverte l’esigenza certamente più di altre zone d’Italia. Il Meridionalismo, dopo anni sonnolenti, è  in fase d’agitazione (forse financo troppa) e di ricerca d’una concretezza che lo trasformi in forza politica portatrice di propositività e conseguenti soluzioni che ridiano dignità, riscatto e opportunità al Sud, alle sue terre e alle sue genti.
La strada è ancora piena di difficoltà, pericoli e tranelli. Uomini di buona volontà, di tempra forte che non scambino l’unanimismo con l’unità, la fratellanza e l’inclusività con il “volemose bene” senza costrutto, hanno l’arduo e pericoloso compito di riconoscersi e organizzarsi.
Un caloroso saluto a Voi con l’auspicio d’un futuro migliore e più consapevole.

Il Comitato dei Soci Promotori e Fondatori di RUBRICHE MERIDIONALI

lunedì 21 dicembre 2015

Ma ne vale la pena?


di Attilio Stolder


Ci sediamo al nostro bar, terrazza vista mare parte alta di Posillipo, io e il mio amico storico Alfredo (snob posillipino d’una sana media borghesia d’altri tempi).Parte sparato : ” mi devi spiegare….tu hai un bel nome..d’effetto, hai una bell’immagine..capello biondo, pur se ormai quasi bianco ma che la racconta lunga…occhio azzurro che ti viene dal mix delle tue radici normanne/austriache..scrivi bene (bontà sua..)ma poco su Rubriche Meridionali…quel blog meridionalista..ma non metti mai la tua foto così come i tuoi amici…ah…e poi perché non t’esponi anche pubblicamente politicamente..visto che sei di sinistra e ti piace pure il sindaco..ne condividi l’operato? Spiegami..non capisco”
Allora..sorvolo sul nome,il capello…l’occhio..ma per il resto credo meriti una risposta e una riflessione il suo pensiero. Rubriche Meridionali nacque con la volontà d’essere una fondazione che forse ci avrebbe permesso d’esporci ed esprimerci di più, ma la scelta di Capozzi (ns amico che avrebbe dovuto finanziare la quota costitutiva come fondazione) di passare a vita migliore lavorativa e non solo in quel del Brasile, ci fece optare x la modifica in Associazione Culturale Meridionalista Progressista. Decidemmo,io,Giorgio Savarese e l’Amalia Spanò, di vendere e diffondere le nostre idee e non la nostra immagine…lo ritenevamo più utile. Quella fu la decisione, alla quale ci siamo attenuti,e credo sia esaustiva come risposta alla prima parte della domanda. Sul resto credo incidano varie riflessioni che la domanda del mio amico mi ha permesso di rianalizzare. In primis non volevamo costituire l’ennesimo movimento o partito, ma dare solo il nostro contributo culturale identificando che la parte politica la affrontano, secondo la nostra visione, già gli amici del Partito del Sud, con alcuni dei loro dirigenti che collaborano anche con noi sul nostro blog come Giovanni Cutolo, Bruno Pappalardo e Andrea Balìa. Poi incide l’età…far politica richiede un tempo continuo ed un impegno cui dedicarsi con costanza, spirito di militanza e sacrificio, a cui non credevamo di poter assolvere per varie ragioni tra cui appunto un’età che non garantisce efficienza. Cosa potremmo dare di più…anche ad esempio all’operato del sindaco? Certo lo sosteniamo…i nostri amici del Partito del Sud in questo sono encomiabili…ne hanno ricevuto la sua stima..qualche incarico come la nomina in Commissione Toponomastica ad Andrea Balìa o il recente incarico ufficiale (sempre a lui) di natura collaborativa per estendere un progetto di Autonomia Fiscale per la città. Ci restano dei dubbi…ad onor del vero…comprendiamo il porsi del Sindaco come espressione ampia e rappresentativa di tutta la città….ma ne condividiamo meno l’accettarne il sostegno incondizionato da qualsiasi parte provenga. Le prossime elezioni appaiono caratterizzarsi più come un assalto al carro del possibile vincitore. Il meridionalismo (come lo intendiamo noi) serio è quello progressista, che si rifà al pensiero politico di gente come Gramsci…e ci pare, anche da sue dichiarazioni, che anche il sindaco lo intenda come tale. Ha senso che arrivi gente a volerlo sostenere che sia reduce da collaborazioni politiche con lui troncate per mancanza di risultati? E’un pò come smentirsi…come accettare che  seguaci di tali figure siano personaggi afflitti da borbonismo nostalgico e rammarichi monarchici (come da conferma di recenti foto…), oppure ci siano altri fulminati sulla via di Damasco dopo trascorsi di ultraventennale militanza politica destrorsa? O afflitti perenni da mire e progetti separatisti e indipendentisti? E molti di loro dediti fino a pochi mesi fa alla poco condivisibile cura della critica perenne nei suoi confronti mirata ad infangarlo? E’credibile tutto cio’? Va bene estendere il consenso, altresì la necessità di accrescerlo, ma crediamo esistono limiti invalicabili. Oltre al pericolo che ciò non diventi oggetto di attacchi mediatici con la possibilità di tramutarsi in un boomerang. 
Ma ne vale la pena?
E un Attilio Stolder, ovvero il sottoscritto, può qualcosa in più di ciò che staranno già facendo come sentinelle gli amici del Partito del Sud? Forse ciò che può è solo e proprio scrivere riflessioni come queste. Essere sostenitore..che è diverso da essere tifosi. Il mio amico Alfredo è rimasto interdetto ma spero finirà per comprendere..fermo restando che crediamo d’avere occhio allenato (oltre che azzurro..)e pensiero che giunge da lontano ma guarda con interesse a tutto ciò che avviene come sinistra nel sud dell’Europa..dicasi Syriza o Podemos(che è cosa di sinistra da non confondersi con l’assimilazione generica a un grillismo italico).
Osserviamo,sosteniamo fedelmente, poi vedremo..altro non ci è concesso al momento.
Alfredo se ne faccia una ragione.

Attilio Stolder
(Socio Fondatore e Promotore di Rubriche Meridionali)

lunedì 7 dicembre 2015

Il 7 Giugno la nostra Amalia Spanò disse....





Il 7 Giugno 2015 la nostra dirigente Amalia Spanò pubblicò sul nostro sito www.rubrichemeridionali.blogspot.com un suo articolo "Considerazioni sulle Regionali 2015" da cui estrapoliamo e riproponiamo un commento finale riguardo alle prossime elezioni amministrative del 2016 che sembra quanto mai calzante e premonitore d'un humus crescente :

"......augurandosi che la coerenza delle scelte d’ognuno venga rispettata in un futuro prossimo che vede le comunali di Napoli del 2016 come prossimo appuntamento elettorale, evitandoci assalti al carro che testimonierebbero solo, qualora ce ne fosse bisogno, l’incongruenza e l’opportunismo politico animato più da mire personali che da sbandierate posizioni di nuove e presunte verginità."

Amalia Spanò
Socio Promotore e Fondatore di Rubriche Meridionali

Rubriche Meridionali

mercoledì 4 novembre 2015

Masterplan per il Sud. Il nuovo bluff di Renzi


Posted on 

di Alessio Postiglione


Masterplan per il Sud. L’ennesimo bluff di Renzi. Non c’è un giornale che oggi abbia fatto i conti al pippone del governo, ripubblicato pari pari dai principali quotidiani. Questo riguarda l’incapacità di molti colleghi di leggere i dati, ma andiamo avanti… il governo approva la programmazione con vari mesi di ritardo e la spaccia per un piano di interventi straordinario

Non c’è nulla di straordinario, ma si parla di 95 miliardi che SPETTANO al Mezzogiorno (cifra molto più bassa delle risorse pubbliche stanziate per il resto del Paese) e si fa riferimento ad altre informazioni empiricamente non verificate. Come, ad esempio, il moltiplicatore speciale che dovrebbe innescarsi sui progetti del Piano Juncker: progetti che nessuno conosce e che generalmente saranno al Nord, dato che si tratta di investimenti che devono essere in grado di finanziarsi sul mercato e che, a nel profondo Sud, se non è lo stato a fare l’imprenditore, è difficile innescare processi di sviluppo.
Addirittura risibile è il riferimento agli investimenti di Eni, Enel, Finmeccanica e Fincantieri, dato che il governo, anche qui, parla di interventi “market oriented”. Si tratterà, dunque, di finanziamenti per trivellazioni, sfruttamenti off shore e on shore che il governo eufemisticamente definisce “chimica verde”. Si parla, lungamente, di gassificatori e pipeline, ma non si parla delle royalty che dovrebbero andare al Sud.
Alla fine il Masterplan si ridurrà all’utilizzazione di Cassa depositi e prestiti per finanziare la banda ultra larga attraverso una società veicolo privata, la Metroweb, che ovviamente cablerà Napoli e Bari, ma non il resto del Sud. Investimenti pubblici attraverso società private: una mostruosità di cui spero qualche giornale vorrà parlare.
Ricordo che Renzi ha fatto cambiare anche i requisiti di onorabilità per sedere nel cda di Cassa Depositi e prestiti per incardinare Gallia, indagato a Trani sui derivati. La possibilità di utilizzare la Cassa per promuovere sviluppo sarebbe fondamentale ma una serie di dati suggeriscono che si vorrà piuttosto utilizzare il risparmio postale degli italiani proprio per finanziare, non la banda ultra larga, ma la Metroweb: per finanziare una rete, cioè, che invece di essere pubblica sarà privata e fatta sugli interessi dei grandi player. Perché una società privata dovrebbe finanziare la rete a Pizzo calabro, infatti, è un mistero che non ci è dato sapere. Insomma, si spacciano per soldi al Sud fondi che andranno a Trenitalia, Eni, Enel, Metroweb, non per creare sviluppo ma per fare capitalismo relazionale, con i capitani coraggiosi spesati dai POR.

Un Masterplan, dunque, che non finanzia lo sviluppo ma sussidiarierà “i campioni nazionali” (oramai neanche più pubblici). Si tratta di un sitema attraverso il quale si olia il capitalismo relazionale che punta su Renzi e lo si spaccia per politiche per il Sud. Il governo, dunque, è andato oltre il bluff delle spese ordinarie fatte attraverso gli FSE che praticava Berlusconi. All’epoca, si utilizzavano i Fondi europei (che dovrebbero essere aggiuntivi e straordinari), per finanziare attività ordinaria. Ora, assistiamo ad un salto di qualità, ma in peggio: la la socializzazione dei costi di ristrutturazione dei grandi player che, invece di competere, diventano proprietari delle reti (che dovrebbero essere pubbliche), finanziate da fondi pubblici; un pericoloso groviglio fra interessi e capitalismo di Stato che si è già recentemente palesato con l’idea malsana di privatizzare la Snam. In tutti i paesi capitalisti, le reti dovrebbero essere pubbliche. Questo è l’unico paese che costruisce con fondi pubblici reti private.

Altro grande progetto del Masterplan che Renzi si “venderà”, inoltre, saranno l’Alta velocità Napoli Bari e il completamento della Salerno – Reggio Calabria, di cui parliamo ininterrottamente da 20 anni.La ciliegina sulla torta, infine, sono i Patti. A 25 anni dal Manifesto dello Sviuppo locale di Bonomi e De Rita, che lanciarono la stagione dei Patti territoriali, ritorniamo agli anni ’90. Quando la forbice Nord Sud incominciò a crescere. Progetti che si incepparono allora, riproposti oggi. 

Alessio  Postiglione

Fonte : alessiopostiglione.com

mercoledì 5 agosto 2015

LE OCCASIONI PERDUTE


di Giovanni Cutolo

Guido Piegari (Napoli 1927-2007) si laurea in medicina nel ’55 presso l’Università degli Studi di Napoli. La sua passione per la filosofia e la storiografia lo spinge a frequentare l’Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli e a fondare nel 1951 il Gruppo di Studio Antonio Gramsci che lavora intensamente fino al ’54 promuovendo, presso l’Università Federico II corsi di studio e dibattiti sulla storia del Risorgimento italiano. Oltre a Piegari, fanno parte del Gramsci, tra gli altri, Gerardo Marotta, Ennio Galzenati, Giovanni Allodi, Ugo Feliziani, Enzo Oliveri. La non dissimulata passione hegeliana portava Piegari ad affermare che in politica l’essenziale sta nel porre nei termini giusti il problema dello Stato. Era convinto che tutti gli altri problemi non potessero essere considerati che problemi derivati dallo Stato, dalla sua forma, dalla sua struttura, dal suo assetto, dalla sua definizione territoriale. In quest’ottica, per esempio, la stessa “questione meridionale” avrebbe dovuto essere considerata in maniera subalterna, come questione non risolvibile altrimenti che nella più generale battaglia per il rinnovamento dello Stato unitario. In caso contrario – vale a dire nell’ipotesi di un’esaltazione della “questione meridionale” come problema autonomo, non derivato, specifico non già dell’intera collettività nazionale bensì delle sole popolazioni del Sud – si sarebbe riusciti certamente a strappare elemosine varie, contributi, incentivi, e leggi speciali, ma con il risultato non soltanto di non debellare i mali storici del Sud ma di aggravarli fomentando particolarismi, appetiti, parassitismi, rivalità. Vale la pena sottolineare che oggi il Partito del Sud ripropone, con altre parole e in un altro contesto, la stessa tesi, anche noi convinti che il Sud è un problema dell’Italia tutta e non della sua parte meridionale. Perché non è l’Italia a soffrire per il problema del Sud, ma è esattamente l’opposto: è il Sud che soffre di un problema chiamato Italia.

Pur operando all’interno del Partito Comunista, il Gruppo Gramsci non rinuncia alla difesa di posizioni assai critiche nei confronti della dirigenza della federazione napoletana, nella errata convinzione che Togliatti avrebbe approvato e sostenuto le loro tesi. Ma si sbagliavano perché il centralismo democratico, che imponeva l’obbedienza assoluta agli iscritti, sopravvisse a lungo anche dopo la morte di Stalin. Piegari e i suoi amici ritenevano che, sotto la guida di Giorgio Amendola, il Partito stesse perseguendo una politica meridionalistica così esasperata da rischiare di compromettere l’unità d’Italia, alimentando il grave pericolo della rinascita della contrapposizione frontale fra Nord e Sud. 
Del Gruppo Gramsci faceva parte anche Gerardo Marotta, noto per il suo carattere urticante e poco incline al contraddittorio, ma soprattutto per essere stato nel 1975 il co-fondatore dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici del quale rimane tutt’ora il Presidente. Marotta ha dedicato la sua vita alla costruzione di un monumento di oltre 300.000 volumi a sua maestà Georg Wilhelm Friedrich Hegel e a quell’illuminismo napoletano che culminò nella rivoluzione del 1799. Una rivoluzione da lui studiata sin dai primissimi anni cinquanta, quando sotto la spinta e la guida di Guido Piegari, cominciò a occuparsene. Rivoluzione che ha appassionatamente difeso e amato a oltranza, al punto da non indurlo a non riconoscere giudizi e ragioni diversi dai suoi. Come lui stesso ha confessato non ha mai smesso di amarla nella convinzione che, se non è affiancata dalla passione, la ragione non sia sufficiente a vivere e a capire. La convinzione di Marotta è che nel 1799 la storia di Napoli, anzi la storia dell’Italia tutta, si sia fermata, come paralizzata dal fallimento di quello che fu, a suo avviso, il generoso tentativo di trasformare la nostra società dalle fondamenta: abolendo le servitù feudali, abolendo le torture e le carceri segrete, abolendo l’imposta sui grani, farina, pasta e pesca, cioè sul cibo dei poveri; abolendo il cosiddetto testatico, la tassa che Campanella definiva la più empia di tutte, perché anche il più povero dei poveri doveva pagare per ottenere il diritto portare la propria testa attaccata al corpo. Ma anche i molti che non condividono questa analisi storica sui fatti del 1799, gli riconoscono di essere riuscito, con la sua ostinata perseveranza, a fare dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli un centro di eccezionale importanza nazionale e internazionale e di grandissimo valore culturale. 

Nello spazio di pochi mesi, a partire dal marzo del 1954 il Gruppo Gramsci fu prima sconfessato, poi rapidamente smembrato e infine distrutto dalla normalizzazione imposta dal compagno napoletano Amendola, con l’avallo cinico del compagno torinese Togliatti. Si trattò senza alcun dubbio di una disastrosa sconfitta politica che ha lasciato tracce profonde, contribuendo all’irreversibile fallimento politico delle forze autenticamente progressiste e aperte al rinnovamento che esistevano dentro e fuori del Partito comunista napoletano. La decisione amendoliana di etichettare come progressista una politica volta a difendere l’idea che il Sud dovesse contrapporsi al Nord del paese, in ossequio a una visione regionalistica, ristretta e autarchica, mediocre e chiusa in maniera ottusamente provinciale, ha rappresentato un errore clamoroso e drammatico per il Partito, per il Sud e per il paese intero. 
A distanza di oltre cinquant’anni vale la pena riflettere ai guasti causati nel Meridione, ma a Napoli soprattutto, dal fallimento della politica del Partito Comunista di Giorgio Amendola, descritto dai suoi stessi compagni di partito come un caso umano patologico: autoritario, insopportabilmente filosovietico, moralista sino alla persecuzione ma, nello stesso tempo, disponibile a trattare sottobanco con chiunque, nel solco della più collaudata tradizione trasformista. Come napoletani e meridionalisti non ci resta che volgerci ai positivi ritorni culturali conseguiti grazie all’Istituto di Studi Filosofici dell’ex ragazzo del Gruppo Gramsci. Se al grande successo nel campo della cultura avesse fatto riscontro un altrettale successo in quello politico oggi Napoli e il Sud non si troverebbero nelle lamentabili condizioni in cui si trovano. 

Giovanni Cutolo


N.B.
Ho liberamente utilizzato e riassemblato brani tratti dal Mistero napoletano di Ermanno Rea edito da Einaudi, un libro che ritengo di lettura obbligatoria per tutti i simpatizzanti del Partito del Sud e per tutti i napoletani interessati a comprendere le ragioni per cui Napoli e il Mezzogiorno d’Italia versano nella triste situazione che tutti conosciamo e soffriamo.

martedì 28 luglio 2015

Nicola Zitara e Gramsci...





“Lo stato italiano ha imposto al popolo meridionale un risparmio forzoso, in alcuni momenti fino alla fame. Il capitale così formato è stato consegnato nelle mani degli imprenditori e dei tangentisti padani, che se ne sono appropriati e sempre con l’aiuto dello stato italiano l’hanno enormemente allargato. Per Gramsci, che aveva capito tutto era questa, e non altra, la cosiddetta questione meridionale.” 

Nicola Zitara                                

domenica 7 giugno 2015

Considerazioni sulle regionali 2015



di  Amalia Spanò

Anche questa è andata. Anche le elezioni regionali in 7 regioni italiane ormai sono alle spalle.
Al Nord il dato più rilevante è l’avanzata, anche prevedibile, della Lega con forse l’inaspettato risultato in Toscana (secondo partito). Il PD non ne esce granchè bene in particolare con la sconfitta in Liguria, unica regione dove la minoranza del partito tira fuori gli attributi e con Renzi incavolato e quasi sorpreso che oltre ai lamenti i suoi contestatori interni dopo tante parole siano passati ai fatti.
Al Sud, che a noi interessa di più, il Pd va meglio ma è proprio il vero PD quello vincente? Il successo di Emiliano (ottima scelta dei nostri amici del Partito del Sud) e la vittoria dell’anarchico personaggio De Luca quanto hanno a che fare con il partito ed il renzismo? Il meridionalismo da un bel segnale proprio assieme al Michele pugliese. La lista “Emiliano Sindaco di Puglia” s’attesta al 9,21% con buoni risultati in termini di voto dei 5 candidati diretti e/o sostenuti dal PdelSUD con cui condivisi programmi ed accordi con oltre 11.000 preferenze tra cui  il candidato Liviano eletto. Significativo il fatto che Emiliano abbia inserito 3 punti del Partito del Sud nel suo programma ed abbia girato in campagna elettorale con il loro libro ”Con il Sud si riparte” sempre ben in evidenza; libro contenente la sua introduzione e la prefazione del suo amico e altro personaggio politico di spicco al Sud Luigi de Magistris, sindaco di Napoli. Insomma Puglia foriera di ottime progettualità in salsa meridionalista.
In Campania lo scontro tra i due dinosauri De Luca e Caldoro, con la vittoria del salernitano e “normanno” Vincenzo (come ama definirsi lui per distinguersi dai napoletani troppo inclini – sempre secondo lui - a delinquere) che ha vinto non solo le elezioni ma anche la gara di chi facesse più dichiarazioni destrorse tra i due e arruolasse più frange reazionarie. Incredibile che alcuni movimenti paladini del Sud, che impropriamente s’appellano meridionalisti, le abbiano tentate tutte, sponsorizzandolo, pur di esserci con lui con liste poi miseramente naufragate alle certificazioni. Altra esperienza discutibile quella isolazionista della lista capeggiata dal candidato dal cognome troppo popolare per il suo ostentato aplomb inglese, e per le quanto meno singolari proposte come lo “scontrino parlante”,che, al di là della giustezza, si fa fatica a individuare come prioritarie in un Sud afflitto da ben più gravi e urgenti problemi. Lista dall’eterogenea composizione, includente di tutto un po’ : alcune brave persone, diversi nostalgici di passate monarchie, qualche giovane davvero improponibile nelle sue esternazioni, alcuni reazionari..insomma un’insieme, ad esser buoni, molto discutibile. Uno 0,7% circa che, nonostante gli sforzi, nulla ottiene e nulla incide. 
In Campania si sapeva che la contesa era fra De Luca e Caldoro, col sindaco di Napoli volutamente assente in dichiarazioni e sostegni. Se testimonianza doveva esserci è comprensibile anche qua quella dei nostri amici del PdelSUD, che volutamente hanno dato un solo ed unico candidato nella lista ”Sinistra al lavoro” per dichiarare ed attestare una collocazione politica, senza alcuna mira elettiva, dove almeno albergassero valori di fondo condivisibili.
Insomma è andata, augurandosi che la coerenza delle scelte d’ognuno venga rispettata in un futuro prossimo che vede le comunali di Napoli del 2016 come prossimo appuntamento elettorale, evitandoci assalti al carro che testimonierebbero solo, qualora ce ne fosse bisogno, l’incongruenza e l’opportunismo politico animato più da mire personali che da sbandierate posizioni di nuove e presunte verginità.

Amalia Spanò
Socio Promotore e Fondatore di Rubriche Meridionali

giovedì 28 maggio 2015

COMUNICATO Appello al voto per Bruno Pappalardo Candidato del PdelSUD nella lista “Sinistra al lavoro” Regionali Campania


Domenica 31 Maggio per le elezioni regionali in Campania esortiamo i nostri iscritti e simpatizzanti di ”Rubriche Meridionali” a dare con fiducia e convinzione il loro voto, e invitare amici e conoscenti, a Bruno Pappalardo,candidato degli amici del Partito del Sud nella lista del Collegio Provinciale di Napoli “Sinistra la lavoro – per la Campania”.
Il perché è presto detto : per dare un vero voto meridionalista e di sinistra!
E’ ora di dire, più che mai, la verità : il meridionalismo vero nasce dal pensiero storico di illustri personaggi come Antonio Gramsci, l’irpino Guido Dorso, il calabrese Nicola Zitara, tutte figure con radici ben salde nella sinistra italiana. Il resto,spacciato per meridionalismo, è nostalgia, sudismo, unione raccogliticcia di persone dalle variegate estrazioni politiche, con obiettivi – nel migliore dei casi – di ”generica” difesa del Sud,se non separatiste, restauratrici, indipendentiste; tutte cose che non hanno nulla a che vedere con la parola meridionalismo ed il suo pensiero. Parola abusata e dall’appropriazione indebita.
Concetti ben espressi dal nostro socio Attilio Stolder nel nostro articolo del 17 Maggio 2015.
“Rubriche Meridionali”, come associazione culturale e gli amici del Partito del Sud come organizzazione politica individuano come precisa la scelta della collocazione di Bruno Pappalardo nella lista “Sinistra al lavoro – per la Campania” col candidato presidente Salvatore Vozza, in quanto coerente portatrice del pensiero meridionalista nell’unica e vera lista di vera sinistra, frutto dell’alleanza di S & L, Rifondazione Comunista, Partito del Sud, L’Altra Europa di Tsipras, Partito del Lavoro e Green Italia.
Un velo pietoso sugli altri candidati, espressione della vecchia politica consociativistica, figlia del patto del nazareno con maleodoranti presenze cosentiniane equamente distribuite. Il Movimento 5 Stelle presente come interprete dell’antipolitica, fra buone proposte ed altre discutibili con un’attenzione al Sud incostante, e altre liste figlie di quell’unanimismo sudista sopracitato.

Anima,coraggio e coerenza :

Domenica 31 Maggio 2015 vota e fai votare BRUNO PAPPALARDO

Candidato del Partito del Sud nella lista “Sinistra al lavoro – per la Campania”

Amalia Spanò

in nome e per conto dei Soci Promotori e Fondatori di “Rubriche Meridionali”








domenica 17 maggio 2015

Fuori tempo…. Il pensiero ”suddista” (con 2 d…) superato dall’attualità politica


di Attilio Stolder

La politica è il divenire dei tempi. Nel caso specifico la teoria schizzinosa pseudo meridionalista (il vero meridionalismo è altro) secondo cui il Sud non dovrebbe schierarsi, rifuggere da posizionamenti ideologici, e noi diremmo – ancor più gravemente – da valori di vita patrimonio del mondo, della sua storia, delle battaglie dei popoli (e sarebbe magicamente l’unico posto al mondo…) viene clamorosamente scavalcata dal procedere dell’attualità politica italiana. Il cosiddetto “partito della nazione” non registrato ancora con un suo simbolo e statuto è nei fatti in essere. Il renzismo nazareno con un’alleanza di governo che va dalla sinistra del PD fino a includere gli Alfano, i Lupi, gli ex compari del Cavaliere, e relative riforme – vedi Italicum, quella in cantiere della scuola – sono la fiera del compromesso nel senso meno nobile, in una sorta di neo centrismo, unanimismo, ammucchiata italica. Conseguenzialmente le teorie “suddiste” (con 2 d per l‘inutile esagerazione, il rimarcare eccessivo..) diventano vecchie, superate e mostrano la loro precaria inefficacia mostrata proprio dall’esempio governativo.
A parlare per primo di “né dx e né sx” fu proprio quell’Antonio Ciano, meridionalista della prim’ora e attuale Presidente Onorario di quel Partito del Sud che oggi è l’unico schierato nettamente nell’agone politico nell’area dichiaratamente di sinistra. Potrebbe apparire contraddittorio ma pochi hanno da sempre inteso il senso di quell’affermazione. Ciano, che conosciamo da sempre, intendeva criticare questa destra e questa sinistra perché inefficaci, portatrici non sane dei loro valori e affidate a cattivi interpreti del loro pensiero. Tanto da definirle banali ”indicazioni stradali”. Ma nessuno può disconoscere le radici di sinistra storica e gramsciana del personaggio. Oggi, il decadimento degli eventi richiede il posizionamento netto del suo pensiero nell’area progressista supportando un meridionalismo gramsciano a salvaguardia dell’originario pensiero e matrice. Non è più tempo d’affermazioni, ma di proposte e lotte. L’unanimismo inclusivo di nostalgie (ovviamente salvaguardando la sana revisione), rigurgiti monarchici e legittimisti, pensieri e origini destrorse e reazionarie meno o peggio camuffate, velleità indipendentiste e separatiste scimmiottanti basche, scozzesi o irlandesi rivendicazioni con decenni di battaglie alle spalle qua misconosciute, sono inconcludenti mire smentite e ora financo superate dai deludenti esperimenti governativi del nostro paese. E non bastano liste elettorali a supporto d'idee di questo stampo, con discutibili benedizioni cerchiobottiste, e nè che a comporle siano persone senza trascorsi penali, ma vacue nelle proposte e dalle variegate e non omogenee radici e concezioni di valori. E’ tempo di schierarsi, come portatori sani d’un meridionalismo attuale nelle proposte e storico nelle radici.
Poi c’è chi si schiera male..ma questo è ancora un altro discorso.

Attilio Stolder

venerdì 27 marzo 2015

Giovanni Cutolo su Silvio Gesell...



di Giovanni Cutolo

SILVIO GESELL (Sankt Vith, 17 marzo 1862 – Oranienburg, 11 marzo 1930) è stato un mercante, economista e anarchico tedesco, fondatore della Freiwirtschaft.

Sebbene non fosse marxista, nel 1919 Ernst Niekisch e l'anarchico Gustav Landauer lo chiamarono a prendere parte alla Repubblica dei Consigli Bavarese, offrendogli dapprima un posto in una "commissione", ma in seguito quello di "rappresentante del popolo (Ministro) per le Finanze". Gesell scelse come suoi collaboratori il matematico svizzero Theophil Christen e l'economista Ernst Polenske e prontamente redasse una legge per la creazione di Libere corporazioni. Il suo mandato durò però solo 7 giorni perché - similmente a quanto avvenuto a Berlino contro Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht - il governo mandò i Corpi Franchi (reparti armati generalmente formati da ex-combattenti, ma in cui non mancavano neanche i delinquenti comuni) a stroncare sanguinosamente la neonata Repubblica, considerandola sovietica. Landauer fu ucciso (come la Luxenburg e Liebknecht), ma Gesell fu solo imprigionato per diversi mesi con l'accusa di alto tradimento, salvo poi essere assolto dal tribunale di Monaco di Baviera. 

Gesell si era arricchito durante la depressione economica argentina, accumulando una discreta fortuna; ricevette anche parecchio sostegno economico da donatori privati, ad esempio Paul Klemm, uno dei romeni più ricchi del suo tempo. Questo gli permise di concentrarsi sui suoi studi economici senza doversi preoccupare delle questioni finanziarie. Battezzò la propria teoria L'ordine economico naturale (1916), ma poi - nella prefazione all'edizione del 1919 - evidenziò che, non esistendo sistemi economici naturali, quel "naturale" andava inteso come "a misura d'uomo".

Secondo Gesell, quando Marx parla di plusvalore lo fa superficialmente sottovalutando i risvolti effettivi. Guardandolo sotto un diverso punto di vista lo si può vedere così: il plusvalore accumulato dal capitalista è intrinsecamente finalizzato al caso di necessità, ovvero al caso di investimenti da fare o di danni da riparare. Solo quando ciò non si verifichi (e quindi il capitalista in questione si dimostri un buon amministratore) allora potrà permettersi di attingere al capitale immagazzinato. Dopotutto non potrebbe obiettivamente cedere il plusvalore ai dipendenti confidando in una improbabile restituzione in caso di necessità aziendale. È quindi un fattore irrinunciabile.

Gesell si considerava un cittadino del mondo e adorava la Terra, che chiamava familiarmente "la nostra zuppiera", in quanto solo da essa si ottengono tutti i nostri cibi e che pertanto dovrebbe appartenere a tutti gli uomini, indipendentemente dal sesso, dalla classe sociale, dalle condizioni economiche, dalle appartenenze religiose e dall'età. Gesell condivideva la proposta marxista relativa all'eliminazione della proprietà privata della terra, ma ne contestava la statalizzazione; contrario al kolkhoz ed alla conduzione comunitaria - suggeriva la successiva concessione onerosa della terra a privati (diritto di superficie), in modo da ripristinare completamente la precedente macchina produttiva libertaria, ma con reddito agrario comunizzato e che quindi poteva essere portato o in diminuzione delle tasse o preferibilmente a creazione degli assegni familiari (che allora non esistevano).

Gesell  incomincia a chiedersi se ci sia modo di azzerare il Saggio d'Interesse. Usufruendo anche delle esperienze proudhoniane e dopo aver notato che l'insolito e imprevisto "potere straordinario" del denaro gli proviene dal fatto di essere praticamente l'unica "merce indeperibile", comincia a pensare ad un Freigeld (denaro libero). Effettivamente, finché il denaro non si "squaglia", nulla obbliga il suo possessore a farlo affluire sul mercato finanziario o a comprare (almeno finché non si ritrovi in condizioni di necessità); e ciò rappresenta la spaventosa forza di cui egli usufruisce per procacciarsi il Premio di Liquidità e conseguentemente tutti gli altri profitti di capitale.

Fatta questa diagnosi, individuato il tumore, Gesell procede rapidamente ad asportarlo, anche se Giacomo Matteotti s'accorgerà d'una contrarietà imprevista tal ché - ancorché innamorato di Gesell e delle sue teorie e convinto che esse sole possano apportare un vero socialismo - propende per soprassedere, in attesa della realizzazione di una moneta di tipo on-off (cioè che si squagli in mano ai privati, ma cessi di squagliarsi non appena in mano alle banche).

Nel 1919, durante la sua effimera esperienza di Ministro delle Finanze della Repubblica dei Consigli a Monaco di Baviera, fa in tempo a mettere in circolazione delle banconote aventi la caratteristica di perdere valore con il passare del tempo; un denaro che si deteriora, che "arrugginisce" e che, pertanto, incentiva il possessore a spenderlo anziché tesaurizzarlo. A questo "denaro per il consumo", destinato a facilitare le transazioni private fra cittadini (sottraendoli così ai limiti di una "Economia del baratto"), Gesell prevedeva di affiancare un "denaro per gli investimenti", fatto di documenti e contratti anziché da banconote, destinato invece a rendere possibili le iniziative imprenditoriali, sia produttive che commerciali.

La carica innovativa e per certi versi addirittura rivoluzionaria del pensiero di Silvio Gesell, che rimane a tutt'oggi intatta, si fondava sulla convinzione che il DENARO, la TERRA e il LAVORO non potessero e non dovessero essere considerati alla stregua di merci. E ciò tanto dal punto di vista economico quanto da quello giuridico, sociale, politico e morale.

venerdì 6 marzo 2015

Le regionali 2015...



di Amalia Spanò

Ormai ci siamo. Le elezioni regionali di quest’anno si appropinquano..sono alle porte. Tutte trasformate in parti cesarei, tutte giocate in partite interpersonali e fatte sul personaggio più che sui programmi.
In Veneto, pur se la cosa non ci tange granchè anche se ci spiace per i fratelli meridionali che colà risiedono, il neo Dux lepenista Salvini…il Matteo nordico (ma ‘sto nome portasse sfiga?) in preda al suo sfrenato populismo e protagonismo è in guerra con Tosi, il sindaco veronese. Il nocciolo del contendere sta nel fatto che lui accetta d’allearsi solo col Cavaliere dal parrucchino trapiantato e non vuole il Gigi D’Alessio del NCD tale Alfano (avete notato quanto assomiglia al neomelodico napoletano?). Problema vitale per le istanze dei cittadini veneti e italiani: ovvero Berlusca non compromette la sua purezza padana e l’Alfano sì? Bene..le nostre menti sudiche faticano ad intendere! Di altre forze in competizione non se ne sa nulla..come non esistessero. 
In Puglia di sicuro, dopo un inizio un po’ travagliato, l’omone barese, dicasi Michele Emiliano, ha stracciato tutti in primarie del Centrosinistra abbastanza tranquille. Se la vedrà contro tal Schitulli dell’area di destra e davvero non si vede come possa non farcela. Anche qua l’uomo , il personaggio conta ….eccome, ma nell’accezione positiva. Il suo partito,il PD, non è tra quelli da amare a cuor leggero, ma il suo carisma, l’aver fatto bene come sindaco di Bari, il suo essere meridionalista in barba alle malefatte del suo partito, l’essere in buoni e sinergici rapporti con de Magistris (l’altro cavallo di razza del Sud) ne fanno un candidato credibile. E bene hanno fatto gli amici del Partito del Sud a sostenerlo e ad essere presenti con loro candidati in una sua lista. Che poi Emiliano abbia accettato di far suoi 3 punti del PdelSUD rende ancor più degno il tutto.
In Campania siamo alle comiche…o quasi. Dopo smentite, guerre, conferme, proroghe ecc..un PD campano incredibile ha partorito primarie con 2 dinosauri e una comparsa. Fatto ritirare Gennaro Migliore da imperscrutabili strategie renziane (che non diventi un cavallo di ritorno se un eventuale De Luca vincente sarà fatto decadere dalla legge Severino non modificata? Magari volutamente…), ritiratosi Di Nardo del IDV che ha scoperto solo ora la non chiarezza PD..sono rimasti in 3. Il vetero bassoliniano Cozzolino, quello sopravvissuto alle precedenti magagne con cinesi ed extracomunitari presi da frenesia di voto alle primarie amministrative del 2011. Onta che non è bastata a consigliare  al partito e a lui di convincerlo a dedicarsi al giardinaggio, al bricolage, insomma ad altro. Suo competitor lo sceriffo dei noantri, tal Vincenzo De Luca, sino a ieri sindaco di Salerno, 2 condanne, fama d’efficientista in spregio a regole, gente, persone con interventi vari nella sua città, e connotato da una protervia, saccenza e megalomania davvero fuori quota. Frange di radici destrorse e di rivendicazionismo becero del Sud incredibilmente a suo sostegno. Terzo l’anonimo Di Lello, uomo PSI, in una pura testimonianza socialista che intristisce sempre più in ricordo delle glorie vere o presunte di craxiana memoria. Ha vinto De Luca che si scontrerà con Caldoro, attuale governatore dal contraddittorio visus perbene in contrasto appunto al discutibile codazzo destrorso che lo sostiene. Un elettorato cosentiniano che trasversalmente tenta il suo posizionamento e un’area alternativa a sinistra e per certi versi vicina al sindaco di Napoli che non ha tratto ancora il dado anche per la volontà (molto comprensibile…) dello stesso di non esporsi a giochi pericolosi e che”non prendono il cuore” come ha detto,completano il quadro.
Velleitarie,dulcis in fundo, liste raccogliticce d’un sudismo che svilisce le buone ragioni del Sud a confondere ancor più uno scenario complesso.
E forse anzicchè far male meglio non fare per un meridionalismo serio in questa regione!
Insomma..buone elezioni…chi vivrà vedrà!

Amalia Spanò
Socio Fondatore e Promotore di Rubriche Meridionali


sabato 24 gennaio 2015

Intervista ad Amalia Spanò Socio Fondatore di Rubriche Meridionali...


Dottoressa Lei è tra i Soci Fondatori e Promotori di Rubriche Meridionali, anzi diremmo tra le prime figure che hanno dato vita a questa Associazione Culturale…ci illustra brevemente i perchè, le ragioni, gli obbiettivi?

La nostra associazione è nata come Fondazione…poi per ragioni economiche legate alle quote d’uno dei primi soci che dovette espatriare per lavoro…anzicchè sostituirlo pensammo ad una soluzione forse meno prestigiosa ma più svelta,diremmo leggera come l’associazione culturale. Le ragioni della nascita sono illustrate sul nostro blog…quasi un’esigenza spontanea di dar voce al meridionalismo progressista che al momento vede impegnato, sinergicamente al nostro pensiero, sul versante politico gli amici del Partito del Sud, ma nell’associazionismo crediamo di riempire un vuoto palese!

Perché un vuoto?

Perché il meridionalismo,o quel che impropriamente viene chiamato tale, è rappresentato da un filoborbonismo diffuso che sfocia anche in rigurgiti monarchici,e se va bene in un diffuso desiderio generico di antipolitica che quasi sempre strizza l’occhio a tesi reazionarie e di destra, anche nelle frequentazioni e nelle origini politiche e simpatie dei suoi interpreti. Il Meridionalismo è altro…nasce dal socialismo…da gente come Gramsci. E ciò, mentre in politica è portato avanti dai nostri amici del PdelSUD, nell’associazionismo non c’è nessuno, se non ci attivavamo noi. Purtroppo siamo tutti professionisti o giovani molto impegnati e il contributo è limitato rispetto alle esigenze. Perciò, spesso, abbiamo contributi esterni e/o riportiamo articoli o posizioni di chi riteniamo in sintonia con noi.

Non ritiene che ci siano comunque movimenti, associazioni o altri comunque che meritino un minimo d’attenzione in questo mondo?

Ma certo! Il lavoro di rivisitazione storica è meritorio…chiunque lo approcci in modo serio..e contributi degni di nota ce ne sono stati e forse ce ne sono ancora..ma finisce là. C’è chi vuol fare solo quello…padronissimo...ma spesso non vuole che altri ne ricavino analisi o proposte politiche, quasi come detentori d’una primogenitura intoccabile. Oppure c’è una confusa voglia di autorappresentarsi anche in politica con tesi e sponde con la parte reazionaria, insomma un’agitazione meridionale, un movimentismo sudista, aspiranti leader in cerca di poltrone con tentativi di ammucchiare di tutto e un po’ a fronte di approssimative tesi d’ipocrite e poco credibili equidistanze. Tutto ciò finisce poi per naufragare in flop o ricerche di sponde col politico di turno…in barba all’equidistanza…in reciproci tentativi figli solo dell’opportunismo.

Analisi forse un pò dura…ma ci dica il suo punto di vista sulle diffuse e spesso sbandierate voglie d’indipendentismo, separatismo…

Guardi, senza entrare nel merito della giustezza di queste teorie, quello che manca sorprendentemente come riflessione è il non soffermarsi sull’esempio e l’esperienza di catalani, baschi, scozzesi che non sono riusciti nell’impresa nonostante cinquanta e passa anni di battaglie, condotte anche con un’attività politica all’interno delle loro istituzioni. Qua siamo all’anno zero….immagini quali prospettive possano esserci…..Altro è battersi per una praticabile autonomia…Da qui il nostro ritenere ancora valida la strada del meridionalismo storico, per un Sud, possibilmente autonomo, e riscattato,a pari opportunità del resto d’un paese più equanime. Poi chi ha voglia, tempo e capacità può ipotizzare rivoluzioni armate, ammesso sia il caso d’avventurarsi in scenari tragici e pericolosi di cui francamente sarebbe il caso di farne a meno in un mondo già fin troppo agitato e macchiato da tristi eventi.

Ultima domanda : come vede prospettive, posizionamenti dei vari gruppi rispetto alle ormai prossime elezioni regionali?

La situazione è diversificata anche all’interno dello stesso Sud. La Sicilia, spiace dirlo, è sempre un mondo a sé…credo il fenomeno Salvini possa raccogliere, da alcune avvisaglie, abbastanza…successe lo stesso con Berlusconi all’epoca. I Siciliani fanno presto, purtroppo, a salire sul carro…In Puglia e Calabria la presenza di gruppi paladini del Sud non è così significativa al momento. In Campania invece c’è la gran confusione di diversi soggetti le cui mire, il loro agitarsi è riconducibile a quanto ho già dichiarato sopra.

Ci conceda ancora di chiederle se Rubriche Meridionali ha novità nel suo percorso

A parte continuare la nostra strada col nostro blog, e nostre pagine sui social network con contributi speriamo più numerosi, ed il sostegno ad attività politiche di chi riteniamo sinergico alle nostre idee, speriamo di partire in un’idea che abbiamo da sempre, ovvero varare finalmente l’edizione a scadenze da stabilire d’un prodotto cartaceo che riproponga i migliori contributi prodotti.

Eugenio Baldi
Freelance
Journalists without frontiers

lunedì 5 gennaio 2015

Addio Pino !




Pino Daniele non c'è più! Un altro grande artista, dopo MassimoTroisi, entrambi napoletani...veri genii delle nostre terre, ci ha lasciato! Il vuoto di grandi persone che hanno dato lustro al nostro Sud è grande quanto il ricordo della loro opera artistica! Grazie Pino..la tua musica,le tue melodìe fuse alle parole antiche,nuove, gergo del tuo popolo fuse in un sound originale e fascinoso ci accompegneranno per sempre!

Il Comitato dei Soci Fondatori e Sostenitori di Rubriche Meridionali!

venerdì 2 gennaio 2015

Uno scritto forte,veritiero e sincero di Antonio Ciano



Eravamo comunisti,
progressisti, gramsciani. Portavamo l’eschimo, cantavamo Bella Ciao, Bandiera rossa. Eravamo comunisti perché tanti erano anticomunisti,perchè molti erano mafiosi,molti politici collusi con la Mafia, con quella Dc mafiosa, con la parte 
retrograda della Chiesa. Molti preti non sposavano in chiesa molti di noi, eravamo scomunicati. Avevamo la lebbra. Eravamo comunisti perché credevamo nel Vangelo, nell’uguaglianza, nella libertà che ci veniva negata. Eravamo comunisti perché la nazione che ci aveva liberati dal Fascismo e da casa Savoia, attaccava la libertà di mezzo mondo, mandava i suoi giovani a morire in Vietnam ,contro chi voleva la libertà. Eravamo comunisti per dare la possibilità di avere una casa a chi non ce l’aveva, la terra a chi la lavorava. Abbiamo lottato per i più deboli, mai per i ricchi e gli evasori. Abbiamo lottato per i contadini, per gli operai, per gli artigiani e per i piccoli imprenditori strozzati dalla burocrazia piemontese, dalla camorra e dalle banche. Abbiamo costituito cooperative di credito per far avere prestiti a chi non poteva accedere ai finanziamenti. Eravamo comunisti perché era giusto esserlo. Eravamo comunisti perché Enrico Berlinguer era contro il Socialismo sovietico. Eravamo comunisti perché Gramsci, ha dettato, più di tutti, la Questione Meridionale. Eravamo comunisti perché gli africani erano oberati dal colonialismo europeo. Eravamo comunisti perché il Partito ci difendeva contro l’arroganza dei Benpensanti, contro la stampa asservita. Eravamo comunisti perché la resistenza aveva battuto casa Savoia che aveva colonizzato il sud con l’esercito e la repressione, e senza dichiarazione di Guerra. Eravamo comunisti perché i nostri emigranti al Nord venivano schifati dai padani in modo razzistico. Eravamo comunisti perché nel Partito socialista militava la borghesia famelica. Eravamo comunisti perché i migliori intellettuali erano compagni, i migliori registi . Berlinguer è stato una guida per tutti noi, come Gramsci. Entrambi erano meridionali, nati in quella Sardegna colonizzata e dissanguata dai piemontesi. Eravamo comunisti e ne eravamo orgogliosi. Nel Partito non c’erano Massoni. Gli altri strapieni. Eravamo comunisti perchè tutte le stragi erano di Stato. Noi lo sapevamo. Eravamo comunisti perché Berlinguer ci invitata a lottare, sempre, contro la corruzione, contro la mafia, per la Questione Morale. Morto il PCI, a Gaeta nacque il Partito del Sud, con ilquale ci siamo presentati alle elezioni. Nel 2007 siamo riusciti, con un'altra lista civica progressista e meridionalista a prendere la Fortezza. Ci riuscimmo. E son tornati nella nostra città super demanializzata ben cinque Beni. Abbiamo dato la caccia agli evasori, ne abbiamo scovati parecchi, ma non abbiamo tassato i cittadini. Col partito del Sud ci siamo presentati alle elezioni regionali della Sicilia, in quelle della regione Lazio. Ci siamo impegnati, attaccato ,manifesti, tra la gente. I risultati deboli, ma abbiamo messo la faccia e abbiamo portato avanti il simbolo del partito contro questa finta destra e contro questa finta sinistra. Non ci hanno mai dato spazi televisivi, la nostra voce non ha mai raggiunto il popolo. Ci siamo presentati alle elezioni amministrative di Napoli, allora piena di Monnezza. Abbiamo appoggiato da subito De Magistris. Altri movimenti meridionalisti appoggiarono elementi della Destra. Oggi quei movimenti, con qualche dissidente , ci fanno la guerra. E sia!! Sono stati mandati via dalla giunta di Napoli elementi improduttivi, al servizio di Poteri forti dell’informazione. Fatti loro. Noi continuiamo ad appoggiare De Magistris, un sindaco Meridionalista, progressista e gramsciano. Viene chiamato tricolorato da qualche professorello. Giacobino da altri imbecilli. De Magistris ha reso pubblica l’Acqua, subito attaccato da giornali del Nord o da giornali locali, perché i proprietari di detta stampa. Sono gli stessi che hanno interessi mortali sulla città. Il sindaco di Napoli ha denunciato uno di essi, gli ha chiesto un miliardo di euro di danni. Il “giacobbino”, come lo chiamano, ha cancellato via Liborio Romano, colui il quale aveva consegnato la città a Garibaldi e alla camorra, rappresentata da Tore ‘e Criscienzo. Ha dedicato un Largo, nei pressi di Via Toledo a Berlinguer. Qualcuno di queste liste meridionaliste, di nuovo conio, ha storto il naso. Roba da vomito. Prossimamente sarà cancellata Via Vittorio Emanuele III, il re fellone e il re che nel 1938 ha promulgato le leggi razziali contro gli ebrei. 
Qualcuno era comunista, noi lo eravamo. Continuiamo a lottare come un tempo. Ora c’è anche un papa gesuita, finalmente. Noi continueremo ad appoggiare De Magistris, siamo Briganti, progressisti, gramsciani, Berlingueriani. Studiamo la storia negata ma non siamo andati mai a fare convegni sul Risorgimento, con le bandiere del Partito, pur rappresentando il Giglio e la Triscele. Intellettuali come ERRI DE LUCA e cantanti come ENZO AVITABILE appoggiano un sindaco onesto, che da sempre si batte contro i Poteri Forti, contro la Massoneria, contro la Camorra. 
Tre anni fa Napoli era piena di Monnezza, oggi è piena di turisti. Grazie a De Magistris, progressista, gramsciano e vero meridionalista- Auguri , siamo orgogliosi di essere stati comunisti. Abbiamo lottato per i giusti. Molti altri stavano e stanno da un’altra parte e vi assicuro che non sono i panettoni a fare la differenza.

Antonio Ciano